Il cocomero.

Simbolo estivo per eccellenza quando ne vediamo i colori accesi sappiamo
che l’estate è alle porte oppure la stiamo già vivendo, infatti, è un frutto che ci accompagna da maggio a settembre…

COCOMERO O ANGURIA?
Al mercato, dal fruttivendolo, sulla bancarella o all’ipermercato… ovunque lo acquistiamo siamo abituati a leggere sia cocomero che anguria. Vi siete mai chiesti se siano o meno la stessa cosa?
Il cocomero è il frutto commestibile del Citrullus lanatus, pianta originaria dell’Africa Tropicale appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, la stessa di zucchine, zucca, cetrioli e meloni.
Il Citrullus lanatus è conosciuto con il nome comune di cocomero, per cui, dal punto di vista botanico sarebbe più appropriato chiamare il frutto con questo termine, cosa che si fa in Italia centrale. Mentre nell’Italia settentrionale ed in Sardegna lo stesso frutto diventa “anguria” ed in Italia meridionale prende il nome di “melone d’acqua”.

Il nome cocomero deriva dal latino cucumis, cetriolo. Il nome anguria deriva, invece, dal greco tardo ἀγγούριον , angoúrion, cioè anguria o cetriolo selvatico. Oggi in greco moderno αγγούρι, angúri, significa cetriolo.
Per cui pare che l’utilizzo di un termine più che di un altro sia semplicemente legato alla zona geografica d’Italia in cui ci si trova.

CURIOSITA’
In Italia ed in Giappone sono stati prodotti cocomeri di forma cubica o piramidale: tale forma insolita si ottiene facendo crescere i frutti all’interno di recipienti di vetro in modo tale che durante la crescita il frutto ne assuma la forma. Le varietà di cocomero al mondo sono circa 1200 che vengono suddivise in quattro grandi categorie in base alla presenza o meno dei semi ed ai colori e dimensioni diverse. Pensate che nel 2013 è entrato nel Guinnes dei primati un cocomero che pesava ben 140kg registrato dal Great Pumpkin Commonwealth e coltivato a Reggio Emilia.

CENNI STORICI
La pianta si ritiene abbia origine africane poiché, un famoso esploratore dell’Africa del 1800, David Livingstone, riportò di aver visto la pianta crescere abbondantemente allo stato selvatico nel deserto del Kalahari. Producendo fino a cento frutti per esemplare era una fonte idrica per gli abitanti della zona, oltre ad essere cibo sia per uomini che animali.
Non si sa quando il cocomero sia stata coltivato per la prima volta, ma il primo raccolto, ad essere stato registrato, fu annotato in alcuni geroglifici
risalenti al periodo dell’Antico Egitto, quasi 5000 anni fa. Il frutto veniva spesso messo nelle tombe dei faraoni come nutrimento per l’aldilà. La
mitologia egiziana affermava che i semi di cocomero avessero origine dal seme del dio Seth. Nel X secolo d.C. il cocomero fu coltivato in Cina, paese che detiene il primato mondiale nella produzione di tal frutto, mentre nel XIII secolo venne introdotto in Europa durante l’invasione dei Mori.

BENEFICI DEL COCOMERO
Presenta un’elevata percentuale d’acqua, circa il 92% dell’intero frutto; contiene licopene, appartenente al gruppo dei carotenoidi e responsabile del suo brillante color rosso, antiossidante ed antinfiammatorio utile a
contrastare l’invecchiamento cellulare, l’insorgenza di tumori e l’azione dei
radicali liberi; ricco in citrullina, contenuto soprattutto nella buccia e nella polpa, ( se ci fate caso il cocomero riporta il nome scientifico Citrullus e proprio perché ricco di questa sostanza, all’amminoacido è stato dato il nome simile a quello del frutto che lo contiene), amminoacido che aiuta a mantenere la pressione sanguigna in equilibrio e la giusta elasticità dei
vasi
.. nonché dalle proprietà afrodisiache grazie alla sua azione sul circolo sanguigno.

Secondo alcune studi gustare una fetta di cocomero al giorno aiuterebbe anche ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue; contiene fibra alimentare, proteine, magnesio, potassio, ferro, e vitamine dei gruppi A, B1, B2 e C. Dissetante, diuretico e depurativo grazie all’abbondanza d’acqua che contiene. Giova al fegato e ai reni. Inoltre, il suo contenuto di sali minerali aiuta ad alleviare la spossatezza tipica del grande caldo estivo.

QUALCHE RACCOMANDAZIONE FINALE
Se consumato a fine pasto ed in abbondanza, contenendo molta acqua potrebbe diluire i succhi gastrici allungando così i tempi digestivi per cui nel caso si soffrisse di gastrite, colite o colon irritabile meglio sarebbe gustarlo a metà mattina o pomeriggio oppure in piccola quantità.
Anche i diabetici e le donne in gravidanza, avendo questo frutto un elevato indice glicemico, ne dovrebbero gustare piccole porzioni.
Contenendo ed attivando l’istamina potrebbe dar luogo ad eventuali reazioni crociate in chi presenti allergie alle graminacee o ai pollini.

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