Attaccamento è sofferenza: disidentificati!

Quando c’è un attaccamento e un’identificazione, nasce sempre una sofferenza. Questo accade quando invece di guardare eventi, oggetti o persone con l’anima, ti identifichi con essi.

Lo puoi capire quando nel momento in cui una persona fa un commento su di te e sulle tue idee tu inizi ad arrabbiarti ma la sofferenza è indipendente dalle scelte che fai, è legata all’attaccamento a quella scelta.

attaccamento

Quando finisce una storia d’amore, si prova dolore per paura di rimanere soli, si sta male perché ci siamo identificati con il nostro partner. Questo non vuol dire che non si deve soffrire ma bisogna disidentificarsi da esso. Un conto è l’amore vero ed incondizionato un conto è l’identificazione.

E questo accade per ogni cosa: casa, macchina, gioielli, figli. Se quando viene a mancare una di queste cose provi dolore, vuol dire che stai dando loro potere su di te. Tutto è in continuo cambiamento quindi nulla è sicuro da poterti permettere di attaccartene.

Ma bada bene, il non attaccamento non è sinonimo di menefreghismo, bensì non aspettativa, non possesso. Quando ti attacchi a qualcuno o a qualcosa è perché hai bisogno e la necessità è sofferenza. Evitarlo è apprezzare e godere ciò che c’è.

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Prova a fare un esercizio: su un foglio scrivi da una parte una lista di oggetti e dall’altra di persone alle quali sei particolarmente attaccato. Scrivi per ognuno cosa proveresti se venisse a mancare. Ripeti l’esercizio a distanza di qualche giorno, magari dopo aver letto l’articolo e compreso davvero l’essenza.

 

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